Intervista #02

Anna Frank? Una lezione da (non) imparare solo a memoria

Originariamente pubblicato nel: 2012


Scheda del Lettore

Pierugo Orlando si definisce “orgoglioso figlio unico”. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Tarvisio (in provincia di Udine), coltivando una fantasia “a volte morbosa” e… una forte avversione per le note biografiche in genere!

Nel 2004 si laurea in Economia a Trieste e poi si trasferisce ad Udine, dove vive attualmente, per motivi di lavoro.

Nel frattempo, quando riesce a trovare tempo e ispirazione, scrive.


Oggi parliamo di:

Prove per un incendio – Shalom Auslander


Quale voto daresti all’audacia dell’autore e perché?

Credo che, in generale, Auslender si possa meritare un buon nove. Riesce a trattare di temi “socialmente” piuttosto delicati come religione/Dio e (nel libro in oggetto) l’Olocausto con dissacrante ironia, mantenendo comunque uno stile elegante e, a mio avviso, intelligente.

Se Anna Frank fosse sopravvissuta, cosa avrebbe lasciato all’umanità?

Quello che hanno lasciato tanti altri sopravvissuti. Concordo con la linea di Auslender: forse, se non fosse morta tanto giovane, in modo così brutale, il suo diario non avrebbe assunto l’importanza che ha oggi.

Ti ha mai sfiorato una paura della morte simile a quella di Kugel? Trovi che la sua ossessione, in fondo, sia un’esagerazione voluta e senza fondamento?

Trovo che la morte sia solo una fase (inevitabile) della vita, nulla di più. Nel romanzo si tratta di certo di un’esagerazione voluta e credo anche autobiografica. Nel suo primo libro, una sorta di diario, Auslender si tratteggia chiaramente come un paranoico ossessionato dall’idea di una morte prematura ed improvvisa.

Cos’è che, secondo te, mantiene in vita la madre di Kugel?

Nulla! O potrei dire anche: tutto! Penso che la madre di Kugel non sia mai stata davvero “ad un passo dalla morte”, era soltanto una donna di una certa età da sempre fuori di testa e decisamente desiderosa di attenzioni. Probabilmente i medici dicevano a Kugel quello che Kugel voleva sentirsi dire.

Perché quest’autore parla insistentemente della morte?

Mi rifaccio alla risposta 3 e al primo libro di Auslander: l’autore è cresciuto come ebreo ortodosso, schiacciato e terrorizzato dal peso della religione (tant’è che molti suoi scritti colpiscono irriverentemente proprio l’idea di religione e Dio stesso). Pare che fosse letteralmente spaventato dall’idea di poter morire all’improvviso e rischiare di essere punito atrocemente nell’aldilà da un Dio crudele e vendicativo.

Come valuti lo stile della narrazione?

Apprezzo molto lo stile di Auslender e trovo ben riuscito il mix d’ironia surreale e scene di vita quotidiana. Normalmente, questo genere di romanzi mi piace, ma trovo che sia difficile per un autore riuscire a divertire con una scrittura intelligente, motivo per cui spesso libri del genere sfociano nel demenziale senza più riuscire a tornare indietro.

Se l’avessi scritta tu, cosa avresti cambiato in questa storia?

Il finale. Beh, certo, quello di Auslender non è il classico lieto fine… Quella che ci viene proposta non è una timida bambina spaventata. Dall’altra parte, invece, abbiamo Kugel che sembra inevitabilmente costretto ad assecondare gli eventi, indipendentemente dai danni che possono arrecargli.

L’Olocausto è un tema sul quale molto è stato già detto e scritto. Cosa pensi di questo romanzo?

Non è superfluo, ma non credo neppure che arricchisca il quadro complessivo. L’autore non parla tanto dell’Olocausto, quanto di quello che ruota attorno all’Olocausto, colpendo un po’ tutti. I negazionisti, ovviamente, ma anche chi si cela dietro alla tragedia utilizzandola come scudo per i propri interessi, o chi (e sono tanti) confronta le carneficine valutandole solo “per numero” e relativa “importanza”. Ho la netta impressione che Auslender non voglia far demagogia, non vuole focalizzarsi sulla singola strage, o su quelle più famose, truci, esemplari. Vuole forse ricordare quello che l’umanità fa da sempre a se stessa (e, peggio, a tutto ciò che la circonda), reiterando gli stessi errori. Il suo messaggio potrebbe essere piuttosto un laconico: il passato non va dimenticato, ma neppure costantemente rinvangato! La lezione della storia dovrebbe essere applicata, non imparata a memoria.


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