Posted on: 04/02/2021 Posted by: Author Comments: 0

Ecco una Storia. Si chiama “La Storia del fulmine e del castello”. Come tutte le storie, è molto fragile e indifesa. Perciò rispettatela. Non copiate. Se volete riprodurla, chiedetemi il consenso e pubblicatela col mio nome. È troppo facile scopiazzare. Siate onesti. Grazie per la comprensione!, e buona lettura.

“C’era una volta un Castello. Era un castello per lo più disabitato, vuoto, privo d’interesse; era molto distante dai centri abitati e non s’interessava mai degli affari del mondo. Tuttavia era molto bello, e ospitava una regina e un re che odiavano il chiasso e il rumore e vivevano completamente soli.

Il Castello, però, era stanco di esistere da tempo immemore senza avere una sua Storia. Un Castello che si rispetti, per essere nobile, deve essere abitato da numerosi e valorosi guerrieri, o distinguersi per la sua terribile fama, o ospitare atroci delitti o grandi balli per essere ricordato per sempre da tutti i mortali. Ma la Storia si rifiutava di parlare di lui perché ormai era vuoto e vecchio e aveva perso qualunque rilevanza.

Un giorno, il Castello era così triste che dalle sue vecchie fontane cominciò a scorrere acqua a cascate: stava emettendo così tante lacrime che lì vicino si formò un grande fiume. Persino il Cielo, commosso, dopo averlo osservato per breve tempo, pianse una tempesta per lui. Un viandante, povero e senza mantello, cercò riparo all’interno del vecchio edificio, e senza esitare bussò al pur vecchio portone, che era chiuso a chiave da lungo tempo. Il re e la regina aprirono il maestoso ingresso e lo accolsero affettuosamente, grati di avere finalmente compagnia. Il viandante, però, non sapeva di essere appena divenuto immortale come il Castello stesso e i suoi sovrani, e che uscire da lì non gli sarebbe stato possibile se non a costo della vita. Intanto il fiume s’ingrossava e il tempo mutava. Da piccola tempesta che era, la pioggia divenne un tifone e spazzò via tutt’intorno le ultime piante secche. Verso sera, il viandante decise di andare a dormire. Da sveglio, quest’uomo non aveva mai ricordato neppure uno dei suoi sogni notturni; ma stavolta, più che un sogno, quello che vide gli sembrò una realtà e gli rimase bene impresso. Mentre dormiva, vide molti volti disperati, che piangevano perché “non potevano vedere la luce”, dicevano, dovevano sempre starsene rinchiusi nel Castello. Ed era tutta colpa dei sovrani, bisbigliavano, perché quando il Castello aveva offerto ai suoi abitanti l’immortalità, i due coniugi l’avevano accettata, coinvolgendo tutti. Il viandante osservò donne di tutte le età contorcersi perché non si vedevano invecchiare, e perché l’ora della liberazione non arrivava mai; non diversamente si comportavano i guerrieri, insofferenti alla loro prigionia. Finché il Principe, un giorno, stanco di non crescere mai, decise di scappare attraverso il Passaggio Segreto vicino al Ponte Levatoio. Il Ponte lo aveva avvertito: appena uscirai dal Castello, morirai. Ma il giovane era fiducioso sulla sua buona sorte e imboccò ugualmente lo stretto condotto. Quella notte, nel sogno del viandante, pioveva. Il poveretto poteva leggere sul volto del Principino la sua ansia e la sua paura. Poi, proprio mentre metteva il naso fuori dal Castello, un fulmine colpì la torre più alta, e quando il giovane uscì, non solo non morì, ma ridiventò mortale, svincolandosi così totalmente dal maleficio. Il re e la regina urlarono dalla gioia, mentre dal grande terrazzo vedevano il loro unico figlio non solo libero, ma vivo. Tutti gli abitanti del Castello si riunirono sul terrazzo, dopo che alcuni furono accorsi per le grida, e vedendo qual era stato il destino del Principe, presi da un improvviso furore, corsero alle porte, alle finestre, sul Ponte, ai cancelli e tutti vollero uscire. Ma la tempesta era cessata, e il viandante li vide morire ad uno ad uno dopo aver provato a camminare all’esterno. Quindi vide il volto del Principe, che ormai vecchio, con moglie, figli e nipoti, dalla sua nuova casa gli sorrideva e gli diceva: “Fidati della Storia”. Indi il viaggiatore si svegliò, estremamente turbato, e corse dal re e dalla regina per raccontare ciò che gli era parso di vedere nel suo sogno. Allora la regina gli porse un libro e gli disse: “Qui c’è la Storia. La Storia disprezza il Castello, perciò ti dirà dov’è il Passaggio Segreto. Io e mio marito non meritiamo di seguirti, poiché a causa nostra sono morte troppe persone innocenti a noi care, e in nome della dolce memoria di questi infelici abbiamo scelto di non essere mai liberi”.

Così il viaggiatore aprì il libro e lesse ciò che avete sinora letto voi; ma giunto in questo punto, apparve la scritta: “È sotto l’arazzo rosso”, e lui si recò nella bella sala dove aveva visto un enorme arazzo decorato e rosso. Trovato il Passaggio, imboccò il corridoio; e camminò fino a giungere quasi all’esterno. Ad un tratto, essendo vicino all’uscita, sentì il rumore della tempesta, che ancora non era cessata, e in quel momento si ricordò che il Principe si era salvato non grazie all’audacia, ma grazie al Fulmine. Così attese, e il Fulmine, vedendo che il viandante aveva compreso, si gettò proprio nel punto da cui doveva uscire, senza però colpirlo. Deviando la scarica, l’uomo riuscì a liberarsi riguadagnando così la propria mortalità. Infine, si girò verso il terrazzo, e vide i due sovrani, ancora giovanissimi, che lo guardavano commossi dall’alto del Castello. A loro, quel viandante ricordava tanto il giovane Principe.

Il Castello non vide più nemmeno l’ombra di una Storia che lo riguardasse, perché il viaggiatore aveva portato con sé il libro che gli era stato donato, e lo fece leggere unicamente ai suoi figli. Io sono la sua Storia, e se ho deciso di narrarti questi eventi, è solo per farti capire quanto male può causare un’apparente buona azione finalizzata alla gloria personale; il Castello voleva diventare famoso per aver reso i suoi abitanti immortali; ma ora, se c’è una fama che si merita, è solo quella triste di ingiusto tiranno assassino.”

(Author: Maria Cristina Folino)

Storia originariamente pubblicata sul blog (giugno 2012)

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